venerdì 20 novembre 2015

Se verrà la guerra, ...

Se verrà la guerra,
Marcondiro'ndero
La guerra  è dappertutto,
Marcondiro'ndera
La terra è tutta un lutto,
chi la consolerà?

Parigi.

Parigi
Mauro Biani



A la guerre comme a la gueule

di Nadia Redoglia

Guerra!? Gli anni settanta (solo venticinque anni dopo il secondo conflitto mondiale) a guerra aggiunsero “fredda”. Fu proprio quell’aggettivo a metterci i cuori in pace per decenni nonostate fossero proprio quei decenni a dare la partenza alle olimpiadi per la corsa agli armamenti…

E mentre noi in Largo Occidente avevamo i cuori in pace, peraltro ringalluzziti, accentuati, euforici da boom economico senza precedenti, in Medio Oriente l’Unione Sovietica faceva guerra all’Afghanistan: territorio pregiatissimo perché miglior corridoio in assoluto per ogni traffico (legale e no) tra oriente e occidente. Ed è per questa ragione che gli Stati Uniti foraggiarono i mujāhidīn (l’etimo è jihad, oggi sinonimo di terrore, ma all’epoca per noi alleati di quegli States significava solo patriottismo, resistenza al nemico) contro i sovietici…

Oggi martoriati dalla mattanza del 13 novembre 2015 con quale coraggio (o peggio rabbia e orgoglio) possiamo ancora parlare di “guerra fredda”? Quella era GIA’ la terza guerra mondiale! Ed è perciò che proprio da lì saremmo dovuti partire per riflettere e dunque ragionare… Dopo quella ogni conflitto assunse tutt’altra natura, forma, ma soprattutto (potere della semiotica) tutt’altro nome, il più paradossale in assoluto: missioni di pace. L’incipit fu l’ 11 settembre 2001.

Da quel dì il pianeta (a sua insaputa?) inanellò guerre (pardon, missioni) di pace mondiali senza più tener conto dell’ordine numerico, ma col principale obiettivo d’elevare in espressione numerica il valore dei G ovvero Grandi della Terra fino ad arrivare al possesso di (sedicente) onnipotenza assoluta. Quella, per capirci, che Bush dichiarò di possedere il 12 settembre 2001 dichiarando guerra al (ex amico) figlio di Ladino sotto forma di: “infinite jiustice” poi cambiato in “enduring freedom” perché non era bello, non stava bene paragonarsi a Dio -per quanto di fatto sentirsi- nomando quella missione “giustizia infinita”…

E siamo all’oggi di Hollande che dichiara guerre (da qui alla modifica della Costituzione simile alla nostra quanto ad art. 11). Dichiara guerra a quale Stato? Isis Is Isil Da ish (acronimi stranieri che in italiano fanno “stato islamico)? Non è dato sapere perché per noi onnipotenti quello stato manco esiste, in quanto solo accozzaglia, per quanto potente, di terroristi più spietati. Tuttavia ciò che ci viene comunicato/trasmesso fin dalla fine di quel venerdì maledetto non si discosta per nulla dal tutto ciò che ci venne comunicato/trasmesso (a posteriori imposto) da quel maledetto martedì 11 settembre 2001…

Veramente siamo così certi d’essere noi invincibili onnipotenti? I fatti non solo ci smentiscono, ma sembra, a brutto muso (guele ), che vogliano invitarci a moderare il becco (guele) per ritrovare valori d’umiltà e d’umana specie.

Lo scopriremmo solo vivendo, ma con “quei” terroristi e “con questi” noi non è più vita ciò che ci viene imposto di tracciare perché libertà e democrazia da tempo -e oggi più che mai- sono solo formali così come formale è il termine “guerra”…

17 novembre 2015


Chiamata alle armi
Al parlamento riunito a Versailles Hollande chiede di cambiare la Costituzione e proclama: «La Francia è in guerra. La Ue intervenga con noi». Al G20 gli stessi Paesi che hanno finanziato l’Isis decidono sanzioni contro se stessi. La vignetta di oggi per il manifesto
Mauro Biani



Fatto
Mauro Biani


 Le parole
Muro Biani


Le domanda e l'offerta
Mauro Biani



Il cambiamento
Mauro Biani

mercoledì 18 novembre 2015

Iran: arrestato il cartoonista Hadi Heidari

#france #franceattak #hadiheidari #hadi_heidari #crime #francecrying
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Iranian political cartoonist Hadi Heidari was taken into custody by government agents at his newspaper, Shahrvand, on November 16.  The arrest was made shortly after Heidari posted a cartoon of solidarity with Paris following terrorist attacks there.  The arresting agents were reportedly members of the Islamic Revolutionary Guard Corp.
Heidari’s lawyer told Reuters news agency that the artist has been taken to Tehran’s Evin prison to serve the balance of a suspended prison sentence imposed for cartoons critical of his government.  “He was convicted two years ago for his cartoons and was sentenced to one year in jail,” lawyer Saleh Nikbakht told Reuters.  Heidari, his lawyer said, has served a month of that one-year sentence.
Over the last 20 years Hadi Heidari has cartooned for a variety of Iran’s pro-reform newspapers.  In 2009, according to the International Campaign for Human Rights in Iran, he spent 17 days in jail for “collusion against national security.”  In 2010 he was jailed for two months for “propaganda against the state.”  In 2012 Heidari’s newspaper at the time, Shargh, was banned and Heidari taken to court after a cartoon critical of Iran’s leadership was published.
In recent weeks a number of Iranian journalists, artists and rights advocates have been jailed on charges of being Western “infiltrators.”  More than 20 users of the social-media app Telegram were arrested and charged by Iran’s Islamic Revolutionary Guard Corps of “insulting Iranian officials” and “satire” in the last week.
Committee to Protect Journalists regional coordinator Sherif Mansour has said, “Iran’s jails are already packed with journalists who are facing spurious charges for the simple act of voicing criticism or independent views.”
CRNI Director Robert “Bro” Russell: “Hadi has been and will continue to be a fine and responsible cartoonist and social commentator.  We followed his troubles with the authorities a number of years ago when he responded with calm and patience.  We hope he will be released soon, with a minimum of damage . . . to the credibility of the Revolutionary Guards.”


The short URL of the present article is: http://cartoonistsrights.org/yVsY2


lebanon #insta_lebanon #hadi_heidari #hadiheidari #crime #terrorism #war
NOTIZIA:
Il Cartoonist Iraniano Hadi Heidari è stato arrestato per aver disegnato questo cartoon in solidarietà della Francia colpita dagli attentati del 13 Novembre.
COSIDERAZIONI TRA QUESTA NOTIZIA E I MEDIA ITALIANI:
In questi giorni tutti i più importanti giornali d'Europa e degli USA riportano la notizia dell'arresto di Hadi, la notizia è stata diffusa grazie soprattutto al passaparola tra Cartoonists di gran parte del Mondo.
Nessun giornale Italiano fino ad oggi ha riportato la notizia anche se sono stati informati, per loro è più semplice e sbrigativo ridurre tutto ai minimi termini....Islamico= Terrorista, troppo complicato per loro verificare, analizzare, o forse è che manca proprio la sensibilità per la sorte di queste persone.
E pensare che fonti del governo Iraniano immediatamente dopo le stragi di Parigi , rilasciarono dichiarazioni ufficiali di condanna degli attentati, questo a mio modo di vedere contrasta con l'arresto di Hadi.
Qualcuno potrà pensare che con tutto quello che sta accadendo la sorte di Hadi è insignificante; allora vorrei mettere all'attenzione il fatto che già nel 2009 Hadi venne arrestato solo per aver partecipato ad una veglia di preghiera per le vittime della repressione accaduta quello stesso anno, anche allora grazie ad alcuni sfigati cartoonist di mezzo mondo la notizia venne diffusa da tutti i giornali mondiali, questo servì a fare pressione su l'Iran e Hadi venne rilasciato (naturalmente nessun cenno di notizia sui media Italiani).
Per chi ancora non l'avesse capito , è il silenzio che permette che persone come Hadi rimangano in carcere.
Non mi faccio illusioni , ma almeno quando mi guardo allo specchio non mi faccio schifo, nel mio piccolo posso dire di aver provato a cambiare qualcosa, come non mi illudo perchè so che molti neanche leggeranno questo mio post, e probabilmente apparirò ridicolo, ma sto bene con me stesso.
Paolo Lombardi


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L'appello per la sua libertà


Ho fatto questo cartone animato quando è stato arrestato nel 2009. speranza sarà rilasciato immediatamente
Firux Kutal

Jonah Lomu




the game they play in heaven
David Rowe



È morto all’età di 40 anni il rugbista neozelandese Jonah Lomu, leggenda degli All Blacks. Ne dà notizia la Federazione di rugby della Nuova Zelanda: «Jonah era una leggenda del nostro gioco, amato dai suoi tanti fan sia qui che in tutto il mondo - ha detto l’a.d. della federazione Steve Tew -. Non abbiamo parole, i nostri pensieri e sentimenti vanno alla sua famiglia». Nel rugby c’è un prima e un dopo Jonah Lomu: il tre quarti ala è stato la prima vera superstar globale della palla ovale, che la sua enorme popolarità aiutò a far conoscere ben oltre gli appassionati tradizionali (che già non erano pochi). (continua)

Da All Black a All Black
Mondo Cana

lunedì 16 novembre 2015

Moira la regina del circo

CIAO REGINA DEL CIRCO

di Tiziano Riverso

di Perazzolli


IL NOME MOIRA
Il suo nome di battesimo era Miranda, ma per la sua carnagione scura e gli occhi neri l’hanno sempre chiamata Mora e poi Moira, su consiglio di Dino De Laurentiis, che inventò per lei anche il look con il turbante, diventato iconico. Era nata “per caso” a Codroipo, il paese friulano dove era per le feste di Natale del 1931 il piccolo circo di suo padre, Riccardo Orfei, il celebre clown Bigolon. Sua madre era Violetta Arata, anche lei protagonista del mondo circense. Sotto il tendone si è esibita per la prima volta a sei anni come cavallerizza, poi come virtuosa del trapezio e acrobata, domatrice di elefanti.

DIETRO IL TRUCCO UNA BRAVA SIGNORA
«Le ciglia finte e il trucco, faccio tutto per il circo - raccontava Moira Orfei -, ma sono una donna semplice, non mi dò arie, nel parlare, nei modi. Io sono una brava signora, e basta». L’immagine che sicuramente la consacrò è quella scattata dal grande fotografo Mario De Biasi nel ’53 a Milano, che mostra un “lato b” mozzafiato sotto gli occhi ammirati dei passanti. Foto che venne ospitata al Guggenheim di New York per una retrospettiva dedicata all’Italia, The Italian Metamorphosis.


UN CARAVAN PER CASA
Da 1961 era sposata con Walter Nones, un sodalizio sentimentale e artistico alla base dell’intera azienda fondata sul nome e sull’immagine di Moira. Due figli, Lara e Stefano, che ebbe come nella migliore tradizione un battesimo nella gabbia dei leoni. Sono considerati fra i più importanti artisti di circo italiani della nuova generazione. Per casa un caravan speciale: «Quando si viaggia è largo solo 2 metri e mezzo, quando arriviamo sul posto, si apre idraulicamente e diventa un appartamento largo 8 metri e lungo 24» raccontava muovendosi nelle stanze curate e kitsch, fra pizzi e decori.

IL CIRCO DI MOIRA
Tanti i successi della coppia Orfei-Nones, dalle grandi attrazioni dei primi anni ‘70, come “l’uomo proiettile”, al colossale Circo sul Ghiaccio e numerose le tournée all’estero. Nel 1977 il gruppo rimase bloccato con 100 artisti e 50 animali in quella che all’inizio della tournée si chiamava Persia e alla fine Iran, il Ministero degli Esteri che fece inviare l’Achille Lauro a recuperare personale, animali e attrezzature. Un primato importante è quello di essere stato il primo circo italiano a conquistare, nel 1987, un Clown d’Oro al Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo, con un numero di 12 tigri. Del 1989 un altro importante riconoscimento, 2 Clown d’Argento per il numero di animali esotici e per l’alta scuola presentati dai figli.

GLI ANIMALI
Alle critiche degli animalisti, la “regina degli elefanti” rispondeva con una frase: «Chi critica la presenza di animali al circo vuole farsi solo pubblicità, perché chi ama gli animali li tiene con sé. Io adoro gli elefanti, hanno l’intelligenza di un bambino di quattro anni. Pensate che uno costa 160 mila euro, perché dovrei trattarlo male?».

IL CINEMA
Soprattutto da giovane ha interpretato oltre 40 film, alcuni impegnati con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, altri divertenti con Totò e la coppia Ciccio Ingrassia e Franco Franchi, diretta da registi come Lattuada, Visconti, Germi, De Sica. Vviene ricordata dal pubblico soprattutto per i colossal all’italiana, i vari Maciste e Ursus tanto di moda negli anni ‘60/’70. La sua ultima apparizione sul grande schermo è del 2003 quando interpretò brevemente se stessa nel film Natale in India.

TOTO’ INNAMORATO E UNA CELEBRE FOTO
Tra i divi del cinema aveva un gran numero di corteggiatori. In un’intervista in occasione dei suoi 80 anni raccontò: «Ho lavorato con Mastroianni ed era un gran signore, Gassman uguale. Erano tutte persone perbene. L’unico che mi ha fatto un po’ di avance è stato Totò, che si era innamorato di me, e mi disse: “Se vieni sul letto con me, io ti accarezzo solo, non ti faccio niente, però ti regalo un appartamento...”. Eh... si era insomma sbilanciato, per cui mi chiesi che cosa potessi dirgli per non offenderlo. “Guardi, principe, se non fossi cosi´ innamorata di mio marito verrei subito con lei...” gli risposi».
fonte La Stampa


Moira
di Fulvio Fontana

domenica 15 novembre 2015

RÉQUIEM POR PARIS, POR VALERIA


-RÉQUIEM POR PARIS.
El Universal 15/11/15
Angel Boligan



Pour Paris
Marilena Nardi




"Tra le vittime di Parigi c'è una ragazza stupenda, per anni volontaria di EMERGENCY. Un abbraccio forte alla sua famiglia, agli amici, a tutti quelli che l'hanno conosciuta. Buon vento, Valeria. E grazie per come eri, grazie per il pezzo di strada fatto insieme."
Cecilia Strada





by Pedro Molina



Terrore senza precedenti a Parigi. 129 persone sono morte, 352 i feriti, di cui 99 gravi, in seguito a diversi attacchi simultanei, almeno sei fra sparatorie ed esplosioni messi a segno venerdì sera nel cuore della città. Due italiani sono rimasti lievemente feriti, una risulta irreperibile. La carneficina è stata rivendicata dall’Isis come «l’11 settembre francese ». La paura è cominciata allo Stade de France, dove si stava giocando Francia-Germania, tre le esplosioni all’esterno che hanno provocato diverse vittime e costretto la gente ad aspettare ore, sul campo, prima di poter lasciare la struttura. Il bilancio più cruento è quello del Bataclan, una sala concerto dove i terroristi hanno tenuto in ostaggio centinaia di persone: 87 le vittime. Colpiti bar, ristoranti e centri commerciali. A terra, per strada e nei dehors decine di corpi. Otto terroristi sono morti, ma non è escluso che ci siano dei complici in fuga. «Faremo una guerra implacabile», questo il messaggio del presidente francese Francois Hollande che ha proclamato lo stato d’emergenza. Le frontiere sono aperte, ma è sospeso Schengen. La Francia ha proclamato tre giorni di lutto nazionale.

sabato 14 novembre 2015

Peace for Paris non è di Banksy


Tutto il web questa notte, subito dopo gli attentati, ha iniziato ad esprimere la vicinanza a Parigi, ai francesi.

Anche Banksy, il writer più famoso del mondo, dedica un' immagine a Parigi colpita dagli attentati. E lo fa mandando un tweet con il simbolo della pace, in bianco e nero, in cui c’e’ una Torre Eiffel.

L'immagine non è sua come si credeva in un primo momento, suo il merito di averla postata su Twitter ed averla fatta diventare virale. Il disegno è stato  creato dal disegnatore francese Jean Jullien, che l'ha pubblicata sul suo sito internet.


#PrayForParis 

La storia del disegno diventato simbolo di solidarietà per le vittime di Parigi



venerdì 13 novembre 2015

Papa Francesco cita Guareschi e i suoi personaggi Don Camillo e Peppone.

di Pierpaolo Perazzolli


10 novembre 2015
"La Chiesa italiana ha grandi santi il cui esempio può aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d`Assisi a Filippo Neri. Ma pensiamo anche alla semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone".
Così il Papa, al duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze, nel convegno decennale della Chiesa italiana, cita i celebri personaggi dei romanzi di Guareschi in un passaggio dedicato alla tentazione, da sconfiggere, dello "gnosticismo".
 "Mi colpisce come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente".
E Bergoglio continua: "Di sé don Camillo diceva: `Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro`". "Vicinanza alla gente e preghiera - continua il pontefice - sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte".
- See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Il-papa-cita-Don-Camillo-e-Peppone-di-Guareschi-Stare-accanto-alla-gente-d795b178-42c9-41d9-9d24-a6a062160899.html

«Via crucis».
La vignetta di #Giannelli su http://www.corriere.it

martedì 10 novembre 2015

Vatileaks 2015


Corvi viaggiatori
Bochicchio



IL CORVO SANTO
Scoperti gli autori delle spifferate sugli imbrogli vaticani. Saranno processati per il furto e la diffusione di atti segreti sulle attività della Curia romana. Ora però il vero problema è: hanno venduto frottole oppure no.
Uber

Bianco

Tullio Boi



Vatileaks per corvi e volpi, il resto è per l’uomo

di Nadia Redoglia
Se quelli son corvi, i due giornalisti scrittori alla Dan Brown (almeno quanto a pubblicità)  sarebbero volpi?  Tanto per richiamare le favole di Esopo, Fedro e de la Fontaine, ché altrimenti non si spiegherebbe da dove arrivi ‘sto conclamato bisogno morboso d’identificare gli umani in ogni specie animale (colombe, falchi, gufi, corvi, serpenti, gattopardi, leopardi e felini in genere, talpe, canguri, lupi  e via così andare)…tranne che nell’uomo. Consideriamo l’uomo troppo eccelso per accettare certi suoi comportamenti e dunque risolviamo il tutto definendo animale (ritenuto) inferiore chi non è ad altezza umana oppure, data la conclamata bassezza umana, ipocritamente ci mascheriamo parafrasando inferiori (invece nobilissimi) fratelli di specie?

Papa Bergoglio (che parla di demonio, non già d’animali esseri!) al momento fornisce buoni elementi per comprendere qualcosa. L’assumere il nome del poverello d’Assisi così amorevole fratello di tutti gli animali  terreni fa ben sperare quanto a rivelazione d’ autentica natura tra  “altezza” e “bassezza”.

Vatileaks ovvero fuga di notizie dal Vaticano. Già successe tre anni fa e subito dopo il papa Benedetto (sedicesimo) si dimise. Il papa Francesco I è arrivato per tentare di districare (che non vuole dire risolvere!) il marcio inanellato fin dalla dipartita di papa Pietro (primo e ultimo).

Ricordate la sera in cui fu eletto e si affacciò al balcone? Ci augurò “buonasera” e immediatamente dopo si qualificò come il “vescovo di Roma” ben prima che papa…

La Chiesa cattolica è la Chiesa cristiana che riconosce il primato di autorità proprio al vescovo di  Roma  perché successore di quel Pietro (primo e ultimo).
Chi ha orecchie per intendere, intenda…

4 novembre 2015


Moise
Trovate il MoisEditoriale di oggi anche su afNews QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2015/11/05/corvi-serpenti/

Fabio Magnasciutti

La Micela

Ultimo viene il Corvo
MASSIMO GRAMELLINI
Una delle ossessioni ingigantite dai social consiste nel privilegiare il retroscena alla scena, le modalità con cui si è venuti a conoscenza di un fatto rispetto al fatto vero e proprio. Ogni volta che affiora un’intercettazione non si discute tanto del suo contenuto ma della sua liceità e del chi l’ha fatta uscire e perché. Lo stesso meccanismo si applica alle gole profonde del Vaticano, i famosi Corvi. Dei primi due scandali che squassarono il Cupolone è rimasto nella memoria il maggiordomo del Papa che passò le carte alla stampa. Non che in quelle carte ci fosse scritto che Giulio Andreotti aveva nella sua disponibilità un conto di sette miliardi di lire presso la banca vaticana.

Lo schema si replica in queste ore. È tutto uno svolazzare di pennuti, un proliferare di allusioni sul monsignore spagnolo offeso col Papa per un mancato scatto di carriera, sulla giovane italo-francese issata senza alcuna ragione apparente ai vertici di un ente della Chiesa, sulle loro feste in terrazza riservate ai potenti. Ma il fumo delle chiacchiere rischia di togliere visibilità all’arrosto, ovvero ai documenti che la strana coppia avrebbe messo in circolo, da cui si scopre che il Vaticano possiede 4 miliardi (in euro) di patrimonio immobiliare soltanto a Roma e che valanghe di denaro raccolte per scopi benefici servono a finanziare la bella vita di qualche cardinalone allergico ai costumi evangelici di papa Francesco. Se ci si può permettere una garbata ingerenza nei confronti di uno Stato confinante che notoriamente non se n’è permesse mai, invece di chiudere in gabbia i corvi, il nuovo corso vaticano farebbe meglio a liberarsi degli sciacalli.


Francesco Basile




Misericordia
Vatileaks 2Papa Francesco
Mauro Biani





Riverso



Mannelli




Darix

... Tra Potere Temporale e Potere Spirituale...
Mario Airaghi

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Nota:

SOSTENTAMENTO DEL CLERO
Certo che non fa piacere scoprire che chi dovrebbe destinare il denaro alle opere di carità in realtà lo utilizza per il proprio benessere.
Capisco quanto Francesco possa essere amareggiato per la fuga di notizie ma ritengo che tutto sommato questo non possa che favorire la sua voglia di pulizia.
Potrebbe approfittare ad esempio chiedendo allo Stato Italiano che l'8 per mille venga trasformato da un "di cui" delle imposte dovute ad una aliquota aggiuntiva e volontaria.
Un grosso pericolo di scoprire i tanti finti cattolici odierni ma il piacere di scoprirne tanti nuovi e sinceri in futuro.
Uber

domenica 8 novembre 2015

La storia baggiana del Male e della satira degli anni '70, e quella vera

Jiga Melik  ha letto l'articolo  “Cosa resta della satira in Italia” di Nicola Lagioia 
e così ha commentato:


La storia baggiana del Male e della satira degli anni '70, e quella vera


Mi spiace, e moltissimo. Le analisi e i racconti che continuano a circolare sulla satira italiana, sto parlando del Male del 1978, sono sempre svuotate di realtà dalla scarsissima, e purtroppo inesistente, deviata informazione storica sulla vera cronaca, sui giorni reali della satira italiana degli anni Settanta, del Male appunto, che continua a essere raccontata sì, però continua a non essere ricostruita, avallando una cronaca caricaturale, anzi fittizia, dei fatti. Invece dei fatti, un siparietto. Baggianate. L'errore abnorme, principale quando si parla della satira di quel periodo è la enorme sopravvalutazione del ruolo dei disegnatori e dei vignettisti nella messa in scena per l'appunto della satira di quegli anni. Quella che viene raccontata è una storia acefala, addomesticata, chissà perché fumettistica, basata su miti editoriali che sono pregiudiziali e pregiudizievoli, cibo addomesticato, precotto - questo per una non disinteressata complicità di alcuni e perché il giornalismo ha bisogno di miti gastronomici, da ingoiare rapidi, fast food.
Il Male dei falsi, quello divenuto famoso, non nasce affatto (se non per un occasionale, e certo anche meritevole, motivo fondativo), da Pino Zac che ebbe l'onere e l'iniziativa di voler fare un nuovo giornale di satira, o per impulso di un gruppo di ottime matite. Il grande Male nasce in seguito, nei mesi successivi, dal lavoro sulla scrittura e sulla cultura delle avanguardie satiriche e letterarie del '77, la teoria del falso, che andavano da Radio Alice a Zut, all'Avventurista di Vincino, nasce dal lavoro di un grandissimo collettivo di disegnatori e di quattro scrittori solitari circondati da un numero straripante di disegnatori. È in quella redazione, così composta, che lavorano insieme, a tratti felicemente, e spesso si scontrano anche, due diverse impostazioni editoriali che finiscono col diventare un "potere", quello del disegno satirico, contro un "Desiderio" - quello degli scrittori di mettere in scena una sorta di teatro delle mostruosità dell'esistenza, di svelare l'arcano e manicomiale delirio umano: la fregola del potere, della sessualità, del furto, della bugia, in un ottica e in una leggerezza da "umorismo liceale", alla Jarry. Quel Desiderio, che io identifico nel gruppo degli scrittori composto da Angelo Pasquini, Piero Lo Sardo, Mario Canale e Jiga Melik, veniva regolarmente accusato di una scalata al potere editoriale e respinto, rappresentato come se fosse una forza corporativa - quella appunto degli scrittori e delle loro idee "teatrali", che andavano dal falso allo happening, e a un certo punto anche al lavoro congiunto col teatro off e ciò che ne derivava in quegli anni, nella fattispecie con Donato Sannini, Roberto Benigni e Carlo Monni. Cose che non si sanno, e che sono state in una certa misura sotterrate.
Dunque è davvero incredibile l'equivoco culturale del dibattito, dibattito tra dozzine di virgolette, che si trascina da anni, periodicamente, come l'influenza di stagione, dove a parlare del Male ci sono solo disegnatori e vignettisti, solo perché la satira in Italia ha finito per condensarsi nelle figure dei vignettisti e disegnatori (Vauro, Mannelli, Vincino) e del loro lavoro sulle prime pagine dei giornali, e che è ciò che di giornalisticamente commestibile e ammissibile rimane della satira di quel periodo - posto che il disegno satirico, per quanto dissacrante sia, si pone proprio come segno, derivando dal disegno, dunque da un'entità lieve, graffiante ma poi fisiologicamente tra virgolette in quanto disegno, satira compatibile ma di fatto estranea al corpo vero e proprio di un quotidiano. Satira ospitata come un profugo. Satira tollerata in quanto monca, priva dell'interezza del proprio corpo - il Male, o un vero, rinnovato media satirico. Ma tornando alla satira di quegli anni, il corpo satirico, l'intero corpo del Male, comprendeva assai di più e diverso di quello che oggi è rimasto, e quanto appunto quel settimanale comprendeva davvero, la sua interezza, la sua ricchezza sono sistematicamente tralasciate. Non avrebbe così importanza - ci sono tante cose nelle nostre giornate e non sono affatto cose satiriche - se ogni tanto non si pretendesse di ricostruire storicamente proprio gli anni del Male, e di farlo omettendo il contributo fondamentale degli scrittori all'impresa satirica del Male stesso. E mentre la storia di solito si ricostruisce con l'insieme dei testimoni, qui invece accade come se per decenni uno storico ricostruisse la battaglia di Waterloo intervistando solamente alcuni ufficiali perché gli altri graduati hanno lasciato la carriera militare - è vero, gli scrittori satirici del Male sono usciti da quella scena, hanno fatto altro, Piero Lo Sardo poi purtroppo ci ha lasciato, ma ritengo inutile, ridicolo, a dir poco riduttivo voler parlare di quegli anni, pretendere di farlo, se poi a fare il dibattito ci sono sempre i soliti, e quasi tutti costoro parlano di sè, dimenticano, sono auto-educati a dimenticare. si tratta di un pugno di amici, vignettisti, bravissimi vignettisti, a volte straordinari, ma non sono affatto gli autori e i protagonisti esclusivi di quella temperie e di quel teatro, anzi. Gli unici rilievi giusti sulla satira italiana sono quelli che da anni sento fare dallo straordinario e onestissimo, nitido, solitario artista che è Riccardo Mannelli, che partecipò ai primissimi numeri del Male, con Vauro, e poi però se ne andò. Ma il vero Male, sia chiaro, fu quello successivo, senza Zac, senza Mannelli, senza Vauro, il Male dai falsi in poi, detto per sommi capi. Quello degli happening, delle invenzioni dei movimenti culturali anticatatonici, del Socialista Partito Aristocratico, delle collaborazioni col teatro off, Beat 72, eccetera, con il contrappunto delle vignette e dei disegni di Perini, Vincino, Sergio Angese, che nessuno ricorda mai, grande Sergio, e Andrea Pazienza, Scozzari, Liberatore che il Male ebbe il merito di produrre nel mensile Frigidaire, diretto da Sparagna.
È tanto, tantissimo, quello che non sapete. Continuate così.

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Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
 Alessandro Schwed  ha scritto e scrive romanzi, dal 2008 con Mondadori e collabora
con vari giornali scrivendo articoli di costume e cultura: i Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, il Foglio, il Secolo XIX di Genova e ora l'Unità dove parla della realtà televisiva.
Alcuni titoli dei suoi romanzi: Lo zio Coso, La scomparsa di Israele, Mio figlio mi ha aggiunto su FacebooK, La via del Pavone: Alla disperata rincorsa di un pennuto a Roma



La redazione di Il Male, a Roma, il 15 agosto 1978.
Da sinistra: Mario Canale, Jiga Melik, Sparagna, Piero Lo Sardo, Angelo Pasquini.
Sotto, da sinistra: Marcello Borsetti, Francesco Cascioli, e il cane Vaniglia di Melik.
 (Mimmo Frassineti, Agf)
Roma, 15/08/1978, Redazione de Il Male. Angelo Pasquini, Jiga Melik, Vincenzo Sparagna, Mario Canale, Piero Losardo, Francesco Cascioli, Marcello Borsetti, il cane Vaniglia.

Nelle foto, mescolati ad altri ci sono i fondatori della banda dei 4 scrittori : Pasquini ( marlowe ) Schweed ( Jiga Melik ) Lo Sardo ( Zut ) Canale ( prof Canaglio ) perché sul Male non si firmavano mai con il vero nome.

sabato 7 novembre 2015

“Cosa resta della satira in Italia” di Nicola Lagioia

Nicola Lagioia scrive per Internazionale un interessante reportage sul tema delle satira in Italia.

Che fine ha fatto la satira in Italia? Ce n’è ancora bisogno? A meno di un anno dalla strage di Charlie Hebdo, che equilibrio abbiamo trovato tra libertà d’espressione, insulto inaccettabile e salutare bisogno di deridere il potere? Soprattutto, c’è da chiedersi se un certo modo di deridere il potere abbia mostrato la corda più di quanto non osiamo sospettare.

Lo scorso settembre, durante la mostra del cinema di Venezia, ho avuto la fortuna di moderare un dibattito a cui hanno partecipato alcuni protagonisti della stagione d’oro della satira italiana tra gli anni settanta e ottanta. L’occasione era Zac–I fiori del Male, il film documentario di Massimo Denaro dedicato alla figura di Pino Zac e all’avventura del Male, l’indimenticata rivista settimanale che seppe guadagnarsi l’odio del giornalismo e della politica istituzionali, nonché l’amore incondizionato di migliaia di lettori. All’incontro, oltre al regista, erano presenti Vincenzo Sparagna, Riccardo Mannelli, Vincino, Valter Zarroli e Drahomira Biligova, che di Zac è stata moglie.

Pino Zac, al secolo Giuseppe Zaccaria, fondò Il Male nel 1977, ed è l’ennesima vittima della triste sindrome italiana che ci fa rimuovere ciò per cui dovremmo provare almeno un po’ d’orgoglio. Oggi dimenticato, Zac non si limitò a far nascere Il Male. Fu tra i primi a introdurre da noi le strisce di fumetti autoconclusive. Nel 1970 portò sullo schermo Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, un film girato con tecnica mista. Frequentò la Harvard della satira europea che era ed è ancora il settimanale francese Le Canard enchaîné. Importò codici espressivi su cui il giornalismo italiano era indietro di anni. Fu sicuramente il primo a disegnare il papa senza veli, anche se non per tutti questo è stato un merito.

Dar vita a Il Male (già I quaderni del Sale) in un’Italia di piombo e acquasantiere dentro le quali una mano lavava l’altra con una fregola da lady Macbeth, fu certamente un merito, anche perché quell’avventura ne generò delle altre. Cannibale, Frigidaire, Tango, Zut, Cuore (l’ultima rivista satirica che in Italia abbia mosso qualcosa) pur nella loro diversità hanno tutte un debito con Zac e i suoi spericolati sodali: disegnatori, vignettisti, intellettuali iconoclasti quanto certe punk star dell’epoca, alcuni dei quali erano appunto insieme a me alla fine di quest’estate, a parlare di ciò che è stato e di cosa non è più.


Irritanti più del previsto

Molti ricordano le finte copertine con cui Il Male parodiava i quotidiani italiani. La più nota risale al 1979 ed è il falso di tre giornali (Paese Sera, La Stampa e Il Giorno) con la notizia di Ugo Tognazzi arrestato con l’accusa di essere il capo delle Brigate Rosse.

giovedì 5 novembre 2015

Messico: La Ciudad de las Ideas 2015

Cartoons
International Cartoon Contest
Through a caricature, enter to win your ticket to La Ciudad de las Ideas 2015 This scholarship calls for national and international community of cartoonists to interpret the dangerous question of the year in a work of authorship.

CARICATURAS
Concurso Internacional de Caricatura.
A través de una caricatura, participa para ganar tu boleto a La Ciudad de las Ideas 2015. Esta beca convoca a la comunidad nacional e internacional de caricaturistas para interpretar la pregunta peligrosa del año en una obra de su autoría.

Concorso di disegni satirici internazionale.
Con una caricatura, puoi partecipare per vincere il tuo biglietto per La Ciudad de las Ideas 2015 Questa borsa di studio chiama la comunità nazionale ed internazionale di vignettisti per interpretare la domanda pericolosa dell'anno in un opera d'autore.





Primo premio



SILVANO MELLO - MELLO
Title: Amarres Capitalistas, Desigualdades, Diferencias
Year: 2015
Country: Brazil




Secondo Premio


MARILENA NARDI
Title: .Old Europe
Year: 2015
Country: Italy


Terzo Premio



SEYED ALI MIRAEE
Title: 1-The bias cause to return to primitive era. 2-All think that their belief is true. 3-Earth pollution
Year: 2015
Country: Iran

Menzioni d'onore


ELENA OSPINA
Title: ese es el punto...
Year: 2015
Country: Colombia



BERNARD BOUTON - BERNIE
Title: child labour
Year: 2015
Country: France



PEDRO MOLINA
Title: .
Year: 2015
Country: Nicaragua


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La Giuria


7o Concurso Internacional de Caricatura dentro del marco del Festival de Mentes Brillantes, presenta al honorable jurado de esta edición 2015

Cuenta regresiva, el jurado del Festival de Mentes Brillantes, Ciudad de las Ideas 2015 ya está en acción, lo componen: Andres Roemer, Mohammad Ali Khalaji de Irán, Adriana Mosquera Soto de Colombia/España, Omar Zevallos de Perú y su servidora Martha Barragan Mar.


http://www.ciudaddelasideas.com/caricaturas/


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