lunedì 4 giugno 2012

Terremoto: il coraggio dell' Emilia

Lo scossone
Cercare di evitare quanto è successo all'Aquila è l'imperativo più ricorrente. La volontà di ripartire al momento è ostacolata dalle continue scosse che non sembrano ancora solo di assestamento. Tutto quello che si può fare al momento è far sentire a tutti i fratelli emiliani la più grande solidarietà possibile di tutta la Nazione.
Uber



forza
non so
mi dico che fa un po' pacca sulla spalla
che oscilla tra commiserazione e finché c'è vita c'è speranza
ma solo questo so fare per esternare il mio dolore
per le vittime di questo e degli altri terremoti
forza
fabiomagnasciutti


1/6/2012
 La vita, nonostante
 Massimo Gramellini
 Ci stanno impartendo una lezione di vita. Non solo di sopravvivenza. Di vita. Questi sfollati che si spaventano ma non vogliono dare soddisfazione alla paura. Che piangono senza piangersi addosso. E che ricominciano a vivere, nonostante.

Nonostante sia un cumulo di macerie, il supermercato di Mirandola funziona ancora: a cielo aperto. Hanno portato per strada le merci, i carrelli e naturalmente la cassa. Bisogna pur nutrirsi, coprirsi, curarsi. I verbi primordiali del vivere continuano a essere declinati al presente e al futuro, nonostante.

Amare, per esempio. Alice e Davide hanno confermato le nozze, nonostante la chiesa abbia perso un po' di mattoni e il ricevimento sia stato dirottato fra le tende. Per la luna di miele si vedrà. Intanto c'è il miele, appena arrivato con il latte e i biscotti da Reggio Emilia sopra un Tir. E c'è la luna, che splende in un cielo di promesse e trema molto meno della terra.

La gastronomia di Medolla sforna gnocchi fritti, nonostante. Nonostante la gastronomia sia diventata una cucina da campo in mezzo alla piazza del municipio. Potrebbe accontentarsi di fare panini e invece preferisce esagerare.

E la merciaia? Ha pianto tanto e dormito in automobile con il marito più anziano di lei. Ma ieri ha riaperto bottega perché le donne del terremoto sono scappate di casa senza ricambi e si mettono in coda sotto il sole per fare incetta di mutande e reggiseno, nonostante.

La regina del marketing è la fruttivendola biologica che alle ciliegie sopravvissute alla scossa impone il cartello «duroni della rinascita», trasformandole nel frutto della riscossa. Intorno a lei scene di gentilezza e onestà che altrove sarebbero straordinarie, ma non qui, nonostante. Un cliente vuole un chilo di mele però non può pagarle perché il bancomat ha esaurito i soldi. La fruttivendola: «Le prenda lo stesso, pagherà domani». E lui: «Ci mancherebbe, vado a cercare un altro bancomat».

Poi ci sono i bambini che giocano, nonostante. E le loro mamme che cercano di trasformare il terremoto in uno spettacolo d'arte varia. Al piccolo che dopo una scossa di assestamento frignava, la mamma ha spiegato: «Adesso ti insegno un nuovo gioco. Il gioco del salterello». Il bimbo ha smesso di piangere. «Che gioco è?» «Funziona così: io canto una filastrocca e ogni volta che mi fermo, tu salti». La mamma si fermava ogni volta che c'era una scossa. Così le scosse sono diventate una parte del gioco e il bambino si è riempito talmente di gioia che non ha trovato più posto per la paura. E ha continuato a saltare, nonostante.




SERGIO STAINO




Gentile Sig. Terremoto,

 c'è una cosa che non hai capito della mia terra, ora te la racconto.
Per chiamarci non basta una parola sola : Emilia Romagna, Emiliano Romagnoli, ce ne vogliono almeno due; e anche un trattino per unirle, e poi non bastano neanche quelle.
Perché siamo tante cose, tutte insieme e tutte diverse, un inverno continentale, con un freddo che ti ghiaccia il respiro, e una estate tropicale che ti scioglie la testa, e a volte tutto insieme come diceva Pierpaolo Pasolini, capaci di avere un inverno con il sole e la neve, pianure che si perdono piatte all’orizzonte, e montagne fra le più alte d’Italia, la terra e l’acqua che si fondono alle foci dei fiumi in un paesaggio che sembra di essere alla fine del mondo.
Città d’arte e distretti industriali, le spiagge delle riviere che pulsano sia di giorno che di notte, e spesso soltanto una strada o una ferrovia a separare tutto questo; e noi le viviamo tutte queste cose, nello stesso momento, perché siamo gente che lavora a Bologna, dorme a Modena, e va a ballare a Rimini come diceva Pier Vittorio Tondelli, e tutto ci sembra comunque la stessa città che si chiama Emilia Romagna.
Siamo tante cose, tutte diverse e tutte insieme, per esempio siamo una regione nel cuore dell’Italia, quasi al centro dell’Italia, eppure siamo una regione di frontiera, siamo anche noi un trattino, una cerniera fra il nord e il sud, e se dal nord al sud vuoi andare e viceversa devi passare per forza da qui, dall’Emilia Romagna, e come tutti i posti di frontiera, qualcosa dà ma qualcosa prende a chi passa, e soprattutto a chi resta, ad esempio a chi è venuto qui per studiare a lavorare oppure a divertirsi e poi ha deciso di rimanerci tutta la vita… in questa terra che non è soltanto un luogo, un posto fisico dove stare, ma è soprattutto un modo di fare e vedere le cose.
Perché ad esempio qui la terra prende forma e diventa vasi e piastrelle di ceramica, la campagna diventa prodotto, e anche la notte e il mare diventano divertimento, diventano industria, qui si va, veloci come le strade che attraversano la regione, così dritte che sembrano tirate con il righello.
E si fa per avere, certo, anche per essere, ma si fa soprattutto per stare, per stare meglio, gli asili, le biblioteche, gli ospedali, le macchine e le moto più belle del mondo.
In nessun altro posto al mondo la gente parla così tanto a tavola di quello che mangia, lo racconta, ci litiga, l’aceto balsamico, il ripieno dei tortellini, la cottura dei gnocchini fritti e della piadina e mica solo questo, sono più di 4000 le ricette depositate in emilia romagna; ecco la gente lo studia quello che mangia, perché ogni cosa, anche la più terrena, anche il cibo, anche il maiale diventa filosofia, ma non resta lassù per aria, poi la si mangia. se in tutti i posti del mondo i cervelli si incontrano e dialogano nei salotti, da noi invece lo si fa in cucina, perché siamo gente che parla, che discute, che litiga, gente che a stare zitta proprio non ci sa stare, allora ci mettiamo insieme per farci sentire, fondiamo associazioni, comitati, cooperative, consorzi, movimenti, per fare le cose insieme, spesso come un motore che batte a quattro tempi, con una testa che sogna cose fantastiche, però con le mani che davvero ci arrivano a fare quelle cose lì, e quello che resta da fare va bene, diventa un altro sogno.
A volte ci riusciamo a volte no, perché tante cose spesso vogliono dire tante contraddizioni. Che spesso non si fondono per niente, al contrario non ci stanno proprio, però convivono sempre.
Tante cose tutte diverse, tutte insieme, perché questa è una regione che per raccontarla un nome solo non basta.
Ora ti ho raccontato quello che siamo, non credere di farmi o farci paura con due giri di mazurca facendo ballare la nostra terra, io questa terra l’amo e come mi ha detto una persona di Mirandola poche ore fa… "questa è la mia casa e io non l’abbandonerò mai"
[Testo originale di Carlo Lucarelli, rivisitato da Marco Barbieri di San Giovanni in Persiceto]



 Tributo a tutti gli emiliani
Alex Fioretti


 Il Dalai Lama annuncia a Udine
la donazione di 50 mila euro
ai terremotati dell’Emilia Romagna

Pier Francesco Uva 27/05/2012

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Per aiutare:


Protezione civile nazionale  un SMS al 45500 = 2 €


Regione Emilia Romagna Protezione Civile

L'asta della Ferrari
Un fumetto per il  terremoto

Hanno già donato :
Il Dalaj Lama 50.000€
La CEI 3 milioni di €

La pazza idea di Berlusconi sull'euro

1 giugno 2012 
Berlusconi: "Ecco la mia pazza idea: stampiamo l'euro con la nostra Zecca"
PORTOS / Franco Portinari



Giannelli Corriere della sera



Il giorno dopo:
2 giugno 2012

Berlusconi: "La pazza idea sull'euro?Una battuta, grave che si polemizzi"





La "Pazza Idea" di Berlusconi
Gianni Fioretti



Pazza idea
Luigi Alfieri




rieccolo...
Tiziano Riverso




sabato 2 giugno 2012

2 giugno 2012, parata sobria


 SERGIO STAINO

La parata si farà purtroppo, nonostante tutte le voci contrarie...
ma sarà sobria!!


 non si riesce a levargli dalla testa la parata del 2 giugno...



No alla parata
Pierfrancesco Uva


PARATA E RISPOSTA

E' vero, probabilmente cancellare la parata militare del 2 giugno non avrebbe comportato dei grossi risparmi.
Ma io sono del parere che sarebbe stato comunque opportuno magari rimandandola per rivederla in termini meno militareschi e più orientati alla solidarietà nazionale.

UBER http://humour-ugb.blogspot.com/




commemorazione
 Mario Natangelo da Il Fatto Quotidiano - www.natangelo.it



La parata Luigi Alfieri




Macerie, non marciare!
Dedicata agli emiliani, prendendo in prestito la matita di un grande modenese che di militari se ne intendeva.
 Marco Tonus




Sobriamente, mi raccomando
Faremo comunque la parata (la parata?!) :
celebreremo sobriamente il 2 giugno ma lo dedicheremo alla memoria delle vittime“.
Postilla: io voglio festeggiare la Repubblica, ma basta coi soldatini che siamo grandi.
E’ la festa di una Repubblica fondata sul lavoro che ripudia le armi (cfr. Movimento Nonviolento)

Frugali
Paratella appena alzata, dopo un caffèllatte veloce.
Mauro Biani

 
Giannelli http://www.corriere.

 

Bandanax L'Asino


30/5/2012
La parata più bella
Che senso ha la parata del 2 giugno con l’Emilia a pezzi che piange i suoi morti? Il quesito, che sarebbe considerato blasfemo in Francia, qui può sembrare velleitario, dal momento che il Capo dello Stato ha deciso di confermare la cerimonia dei Fori Imperiali, sia pure improntandola alla sobrietà. Però vale egualmente la pena di porselo. Sgombriamo il campo dalle pregiudiziali ideologiche, che condannano la sfilata delle Forze Armate in quanto manifestazione muscolare. E sforziamoci di sgombrarlo anche dai condizionamenti emotivi che in queste ore ci inducono a considerare uno spreco di risorse qualsiasi iniziativa dello Stato che non consista nel portare sollievo alle popolazioni emiliane in apnea. I soldi per la parata sono già stati quasi tutti spesi. Con quel poco che resta si finanzierebbe al massimo la ricostruzione di un comignolo. Andrebbe ricordato a quella genia di politici in malafede che cercano di agganciare l’umore popolare con proposte furbastre, ma si guardano bene dal devolvere a chi soffre le cifre ben più consistenti che si ricaverebbero dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari.

La domanda che la coincidenza fra celebrazione e tragedia riporta alla ribalta è un’altra: nel 2012 ha ancora senso festeggiare la Repubblica con un rito così poco sentito dalla maggioranza dei cittadini? Ogni comunità ha bisogno di riti e di simboli. Ma sono le religioni che li mantengono inalterati nei secoli. Non gli Stati. Non tutti, almeno. Penso sommessamente che quest’anno il 2 giugno si onori di più la Repubblica andando fra i terremotati che fra i carri armati.
Massimo Gramellini (La Stampa)



KHAMARD



FESTA SOBRIA

2 giugno - Festa della Repubblica
Quest'anno le celebrazioni saranno "sobrie",
si dice, senza neanche le Frecce Tricolori
... ma a quelle c'è un'alternativa :
Roberto Mangosi www.enteroclisma.com

Vukic


una cannonata
 fabiomagnasciutti



Lambrusco
Bandanax L'Asino


La sobria parata
Paride Puglia


La parata della discordia
Paride Puglia


Sobrietà repubblicana
 L'Asino



La sobria parata
Makkox


Nico Pillinini



Parata sobria
Marco Marilungo

Krancic
 
Krancic

 VAURO
***

venerdì 1 giugno 2012

Terremoto in Emilia

20 maggio, 29 maggio le date delle scosse più forti...
 Non molliamo

Dall'attentato di Brindisi, al terremoto in Emilia: non molliamo, non molliamo Solidarietà anche dal Brasile: http://www.humorpolitico.com.br/index.php/2012/05/22/terremoto-na-italia-deixa-3-000-deslocados-replicas-sacodem-a-regiao/
cecigian



29 maggio 2012
Terremoto: adesso abbiamo paura

Di Ferdinando Camon
Alle 9 afferro la porta per uscire, e la porta mi vibra tra le mani come se la scuotesse una raffica di bombe. Ho la maniglia in mano e la maniglia si agita come un’anguilla. Il lampadario oscilla sulla mia testa come un’altalena. Tutto l’edificio scricchiola, le tapparelle sbattono fragorosamente. C’è un errore in quel che ci dicono sempre, e cioè che noi veneti abitiamo in una pianura alluvionale, su terreno soffice portato dai fiumi, il terreno fa da materasso, smorza gli urti, e da noi il terremoto non sarà mai devastante. La scossa, tremenda, dura 15-20 secondi, per 5 secondi il cervello non pensa niente, poi dice: qui molte case stan crollando. È vero. Vibrando, il computer in “sonno” si accende, va sui siti d’informazione, mostra i primi messaggi. “Scossaaaa!” urla una ragazza. Bambina mia, la sentiamo tutti. “Padre eterno, protegici” prega un’altra, sbagliando l’ortografia. In questi momenti crede anche chi non crede. Una chiama un nome e lo prega: “Rispondimi!”, si vede che quello non ha il cellulare con sé, forse è scappato. È il terremoto. Ci spaventa per molte ragioni. Perché è violento, e scuote ciò che siamo abituati a credere immobile, la Terra. Perché viene di sorpresa, tra tutti i nemici che ci minacciano è il più infingardo, ci attacca sempre quando non ce l’aspettiamo. Perché non ne sappiamo niente, sappiamo andare sulla Luna ma non sappiamo stare sulla Terra. Noi veneti non sappiamo se viviamo in un’area sismica, non sappiamo se il terremoto che giorni fa ha scardinato l’Emilia è finito o no, se questo è lo sciame e dunque si va riducendo, o se è un nuovo inizio e il peggio sta per venire. Quelli che ci spiegano tutto ce lo spiegano sempre “dopo”. Prima, nessuno sa niente. E dunque non sappiamo se possiamo dormire in casa, o andar fuori. E dove, poi? Nei boschi? In auto?

Noi veneti, come i nostri fratelli emiliani, abbiamo, in più, un trauma e una paura. Il trauma: abituati a correre, e dovendo correre, perché siamo in gara con tutti, e tutti nel mondo corrono, col terremoto siamo costretti a fermarci, abbandonare le macchine, gli uffici, le aziende. Per noi, è una decisione contro-natura. Come per gli emiliani. Lasciare le macchine, i magazzini, i depositi aperti e abbandonati, è il lutto di una guerra perduta, scappi da casa e chissà se la ritroverai. La paura, segreta e inconfessabile (non so se faccio bene a dirla qui), è che, perdendo tutto o perdendo molto, dovremo chiedere, e noi “non sappiamo chiedere”. E poi, la nazione non è preparata a immaginare i veneti (e neanche gli emiliani) che chiedono, se li vede s’insospettisce. Chiediamo che non si festeggi il 2 giugno? Sarebbe logico. Cosa festeggiamo a fare? Si potrebbe risparmiare quei soldi per il terremoto. Ma la nazione penserà che noi del Nord odiamo la repubblica, e per la verità le abbiamo dato non pochi motivi per pensarlo. Piomberemo nella condizione dei “bisognosi incapaci”, chissà quanto ci metteremo per uscirne. E poi, cosa vuol dire “uscirne”? Qui c’è uno scienziato il quale afferma che questo terremoto non è la coda dell’altro, del 20 maggio: quello era concluso, e questo è un altro. Dunque si ricomincia da capo? Tutti chiamano tutti, le reti cellulari vanno in tilt e si paralizzano, sicché alla fine nessuno chiama nessuno. Abbiamo sempre pensato di aver raggiunto un progresso mirabolante, in caso di estremo pericolo ci salva. Ed ecco, l’estremo pericolo è qui, e il progresso ci abbandona. Siamo soli, come nell’età della pietra. Come allora, nessuna possibilità di affrontare il pericolo, l’unica possibilità è sottrarci al pericolo, scappando. Abbandonare le zone rischiose. Mentre scrivo, Bologna sta ragionando se chiudere l’università, Padova pure, e Ferrara pensa di dichiarare finito l’anno scolastico. Se chiudiamo le scuole, i nostri figli vedono che noi padri abbiamo paura, ci sono situazioni nelle quali non sappiamo cosa fare. A scuola credono d’imparare una cultura che serve per tutto, e per ogni problema ha una soluzione. È il senso di onnipotenza che infonde la cultura, anche la piccola cultura dei piccoli. È sbagliato. Se adesso imparano che noi grandi abbiamo problemi antichissimi, che risalgono a quando vivevamo nelle caverne, e che la nostra capacità di risolverli è vicina allo zero, imparano qualcosa di giusto. Toccherà a loro farne buon uso.
(fercamon@alice.it)




Puntualità
Paride Puglia


Paride Puglia



Un minuto di silenzio
MAX [fra parentesi]



Trema
Ancora scosse, altri morti in Emilia.
Mauro Biani



un paese molto scosso
Franco Stivali


No Comment...
Pietro Vanessi


Nicola Bucci "Bucnic"



Le banche stanno prendendo misure per i terremotati
Ro Marcenaro
L'Asino



Burlesquemoto
Bandanax L'Asino


Quando dio sbaglia mira...
Ugo Sajini L'Asino


sisma...
Tiziano Riverso



Giannelli http://www.corriere.


 -TERREMOTO D.F. by Angel Boligan
Carton publicado en la revista CONOZCA MÁS de Junio 2012.


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