mercoledì 16 ottobre 2013

Li hanno portati via il 16 ottobre 1943

Sono da poco passate le cinque e un quarto del mattino quando -è il 16 ottobre del 1943- i nazisti invadono le strade intorno al Portico d'Ottavia, il ghetto di Roma. Casa per casa, rastrellano 1024 persone, donne, uomini, bambine, bambini. Due giorni dopo, alle due del pomeriggio, stipati in diciotto vagoni piombati, partono dalla stazione Tiburtina, e il 24 ottobre giungono
ad Auschwitz.
Solamente in 16 torneranno dal lager polacco. Una sola donna, e nessuno degli oltre 200 bambini deportati.
E’ drammatico ricordare. Si resta quasi increduli a ripensare ogni volta a cosa accadde durante la Seconda Guerra Mondiale. Un genocidio. La parola stessa fa paura. Ma è un dovere. E’ assolutamente necessario dover ricordare. Perché non si ricommettano gli stessi errori.
Sono passati 70 anni ... ma gli uomini non sono cambiati, l'orrore è sempre in agguato...

in memoria delle vittime e non dei carnefici



un'immagine di molti anni fa, realizzata per Diario.
Per ricordare, sempre.
Marilena Nardi

P.S. la tavola si ispirava al libro "Scacco perpetuo", di Icchokas Meras.


per altre info:



http://www.lafeltrinelli.it/products/9788880572848/Scacco_perpetuo/Icchokas_Meras.html


Vilna 1943: "Ascoltami" dice Schoger, il comandante tedesco del ghetto, al giovane Isaac Lipman, ragazzo prodigio del gioco degli scacchi. "Noi due giocheremo, tu ed io. Se vinci, i bambini del ghetto non saranno deportati, ma io ucciderò te. Se perdi, tu vivrai, ma tutti i bambini di meno di dieci anni patiranno per i campi. Se la partita sarà patta, tutto resterà come prima". La partita si giocherà davanti a tutto il ghetto, riunito e silenzioso. Ma sa che oltre al potere sui corpi, ciò che Schoger vuole spezzare è la libertà, il destino degli ebrei del ghetto. Ridotti a giocare la loro vita in quella partita da incubo, i prigionieri, ogni giorno più coscienti dei limiti delle loro schiavitù, si organizzano... In uno stile implacabile, ma limpido e denso di forza poetica, Meras scrive una favola su come l'uomo tenta di salvare la propria dignità. Lungi da voler essere un romanzo realistico sulla Shoà, Scacco perpetuo si pone nella scia della grande tradizione dei racconti ebraici dell'Europa orientale.

Tiziano Riverso



Memoria (... e non è una gara)
Ieri il 70esimo anno dal rastrellamento del ghetto.
Ma a che serve la memoria se non parla all’oggi?
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